Alaccia salata di Lampedusa (Presidio Slow Food)
Lampedusa, perla incastonata nel profondo blù del Mar Mediterraneo dove si pesca l’alaccia, pesce azzurro tipico del mediterraneo e Presidio Slow Food.
Un settore florido, quello della pesca, fino a una decina di anni fa, favorito anche dalla presenza della Riserva marina delle Isole Pelagie e della Riserva naturale dell’Isola di Lampedusa.
Un tempo era il principale sostentamento nelle lunghe battute di pesca dei lampedusani che alla fine dell’800 si dedicavano principalmente alla pesca delle spugne. La consumavano fresca, oppure salata e conservata sott’olio.
Le alacce si pescano oggi come un tempo, con una rete che non danneggia i fondali chiamata cianciolo. Si usano piccole imbarcazioni che lasciano il porto nel tardo pomeriggio, al calar del sole, la pesca delle alacce richiede mare calmo e notti buie; la luce della lampara attrae il plancton e quindi i pesci che se ne cibano. Le imbarcazioni accerchiano il banco di pesce con la rete, che viene chiusa e issata a bordo, poi il pesce viene messo in cassette con ghiaccio immediatamente dopo la pesca e una volta arrivato al porto viene subito pulito e messo sotto sale.
Come tutto il pesce azzurro, anche l’alaccia ha carni molto digeribili, caratterizzate da un’alta concentrazione di grassi insaturi, in particolare di omega-3, che svolgono effetti benefici sia sul cuore che sulla circolazione. Si tratta di una carne ricca di proteine e potassio, fosforo, sali minerali e vitamine; secondo alcuni intenditori, anche più gustosa di quella dell’acciuga. La ricetta tradizionale per la conservazione delle alacce prevede il riposo sotto sale per 3-4 mesi, il successivo lavaggio in salamoia e la conservazione sott’olio in vasetti di vetro o in scatole di latta.