Fava di Ustica (Presidio Slow Food).
Conosciute da sempre, le Fave di Ustica erano molto diffuse sull’isola, di dimensioni medie e molto tenere, rappresentavano un cibo cardine nella cucina usticese ed erano anche un alimento importante per la zootecnica, oggi pressoché scomparsa. La Fava di Ustica è a rischio di estinzione sia per la diffusione di piante parassite che danneggiano la produzione, sia per la sua presenza sempre più marginale in cucina.
I produttori hanno deciso di seguire un attento disciplinare di produzione volto a tutelare la sostenibilità della coltivazione, prestando cura alla gestione del suolo, senza uso di concimi chimici o di diserbanti. La Fava usticese fresca è di colore verde pallido o bianco verde in funzione del grado di maturazione; di forma ottagonale arrotondata, il baccello tende a scurirsi fino al nero durante l’essiccazione.
Cibo povero per eccellenza, le fave sono spesso consumate verdi, nel periodo tra marzo e maggio, sia crude sia cotte, cucinate nella frittedda con il finocchietto selvatico. La preparazione contadina più conosciuta è il macco di fave, che si prepara con le fave secche e si insaporisce con germogli di finocchietto selvatico; il macco può essere consumato così com’è o con la pasta.